Monete di Geta, l’unica rara testimonianza del fratello dimenticato

Moneta di Geta

Publius Septimius Geta, figlio dell’Imperatore Settimio Severo e di Giulia Domna, nacque a Roma nel 189 d.C.. Ebbe da sempre un rapporto a dir poco burrascoso con il fratello, di poco maggiore, Caracalla; ognuno desiderava primeggiare sull’altro e solamente le continue mediazioni della madre riuscivano a sedare i continui conflitti. 

Quando, nell’anno 211, Settimio Severo morì, i due fratelli vennero nominati insieme Imperatori e, a quel punto, la situazione degenerò: i contrasti si inasprirono e Caracalla, non intenzionato a dividere il potere con Geta, in un solo anno, tentò di farlo assassinare due volte, la seconda con successo.

Come se non bastasse l’Imperatore Caracalla ne ordinò la “damnatio memoriae, “condanna della memoria”. 

Cos’è la damnatio memoriae?

Questa pena, presente nel Diritto Romano, prevedeva che ogni testimonianza dell’esistenza di una persona fosse cancellata, come non fosse mai esistita. Tale procedura era riservata solo a chi fosse colpevole di aver macchiato l’onore romano. Nel caso di Geta, venne attuata minuziosamente, tanto che risultò essere tra le meglio riuscite nella storia di Roma. Il suo volto fu cancellato dai ritratti di famiglia, il nome asportato dalle iscrizioni, i busti e le statue distrutti, le monete ritirate dalla circolazione e fuse.

Tutte le monete di Geta sono andate distrutte?

Una delle poche prove dell’esistenza di Geta, giunta fino a noi, è data proprio dalle monete scampate alla fusione che riportano il giovane volto del ragazzo condannato all’oblio dal fratello.

Le monete di Geta sono dunque rare ed interessanti sia dal punto di vista numismatico, sia dal punto di vista storico.